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Psicoterapia Psicoanalitica

“Immaginare non è trovare una soluzione a un problema emotivo; è cambiare i termini del problema” (Thomas H. Odgen)

Si rivolgono a me le persone che cercano per se stesse o i propri cari un professionista che li aiuti ad attraversare un momento critico della loro vita. Talvolta con un amico o un parente non è possibile parlare apertamente delle proprie emozioni, del disagio interno oppure non si percepisce un significativo miglioramento del proprio disagio psichico.

​Ci sono momenti di crisi nella vita oppure difficoltà ricorrenti che si ripercuotono nelle relazioni sociali o affettive e possono procurare anche problemi in ambito lavorativo. In questi casi le persone si rivolgono ad un esperto, che è una persona neutrale e non appartiene al proprio contesto famigliare o amicale, per trovare una possibile ragione, per comprendere il proprio disagio psichico e relazionale, e perché desiderano stare meglio.

​Secondo la teoria psicoanalitica noi non siamo sempre consapevoli delle nostre motivazioni profonde e dei nostri desideri, così come delle emozioni che accompagnano il nostro comportamento e le nostre relazioni. 

Psicoterapia del bambino e dell’età evolutiva

La psicologia dell’età evolutiva studia il processo di sviluppo psico-fisico che si lega alla crescita nel periodo che va dalla nascita fino all’adolescenza. Questo arco di tempo viene convenzionalmente suddiviso in cinque fasi:

  • prima infanzia (da zero a due anni)
  • seconda infanzia (da due a sei anni)
  • fanciullezza (da sei a dieci anni)
  • preadolescenza (da dieci a tredici anni)
  • adolescenza (dai tredici anni in poi)

Ogni fase o il passaggio da una fase all’altra comporta la necessità di affrontare diversi compiti evolutivi che possono trasformarsi in periodi di crisi: lo svezzamento, l’acquisizione del controllo sfinterico, la capacità di dormire da soli, lo sviluppo del linguaggio, l’inserimento in contesti sociali pre-scolastici e scolastici, il rapporto con i coetanei. Queste sono solo alcune delle sfide evolutive che ogni bambino è tenuto ad affrontare per aprirsi alla complessità del mondo e della propria vita interiore. Ovviamente nel processo di crescita anche i genitori sono chiamati ad attivare le proprie risorse per facilitare l’acquisizione di nuove competenze al proprio bambino. Solitamente le difficoltà psicologiche e relazionali in età evolutiva sono risolvibili in breve tempo, soprattutto se i genitori cercano di comprenderle e affrontarle anziché procrastinare la presa in carico del problema.

La psicoterapia quando è rivolta ai bambini utilizza gli strumenti comunicativi caratteristici della fase evolutiva: il disegno, l’uso di materiali che possono essere plasmati, il gioco ed altro ancora. Attraverso questi canali comunicativi il bambino “dà forma” al proprio disagio o a blocchi evolutivi. Lo psicoterapeuta sintonizzandosi con lo stato emotivo del piccolo paziente può aiutarlo a metabolizzare e trasformare l’arresto emotivo che impedisce la scoperta di risposte nuove e creative.

​Il bambino non è un’entità indipendente, ma è legato alle figure di riferimento più importanti, solitamente i genitori, che lo accompagnano e lo sostengono nel percorso di crescita, talvolta faticoso.

​Nella psicoterapia del bambino, quindi i genitori devono partecipare al processo di cura e diventar co-terapeuti; il loro coinvolgimento è fondamentale perché i cambiamenti nell’assetto relazionale famigliare rinforzano i progressi ottenuti con la psicoterapia del bambino.

Psicoterapia dell’adolescente

L’adolescenza è una fase della vita contraddistinta da importanti cambiamenti fisici, psichici, emotivi e sociali. E’ un passaggio delicato spesso attraversato da momenti o periodi di crisi caratterizzati da ansie e conflitti.

​L’adolescente avverte in pieno la tensione trasformativa in atto nella sua personalità, e di conseguenza percepisce e soffre dentro di sé la presenza conflittuale di due componenti contrapposte: tante nuove scoperte ed esigenze adulte, confusamente presenti insieme a bisogni infantili.

​Con l’adolescenza avviene in modo spontaneo la messa in crisi delle certezze dell’infanzia, la realtà esterna è vissuta come deludente, quella interna come angosciante.

I primi timori e angosce sono legate allo sviluppo fisico che porta a cambiamenti direttamente visibili (altezza, peso, variazione delle proporzioni delle parti del corpo e del viso, comparsa dei caratteri sessuali secondari e altro ancora).

​Il rapporto e il confronto con i coetanei sostiene la necessità di cercare sé stessi al di fuori delle figure familiari di riferimento.

“L’adolescenza rappresenta a tutti gli effetti un processo rivoluzionario fisiologico, anzi, si potrebbe dire, è il prototipo naturale di ogni processo rivoluzionario se per tale si intende la conquista violenta di un’indipendenza che modifica radicalmente la percezione della realtà.” (Giuseppe Pellizzari in Essere adolescenti oggi.)

L’autorità genitoriale viene messa in discussione nel tentativo di distaccarsi dalle figure di riferimento dell’infanzia per trovare una dimensione personale e individuale. Quando il processo della separazione avviene tramite una forte contestazione è doloroso per i genitori e comunque molto difficile anche per l’adolescente. Il ragazzo/a si sente attraversato da spinte interne contrapposte: il desiderio di autonomia e indipendenza convive con il bisogno di protezione e di guida da parte dei genitori.

​È importante che i genitori accettino questo conflitto e rimangano un punto di riferimento per l’adolescente, siano presenti, attenti e disponibili, senza invadere gli spazi “privati” del figlio adolescente, lasciandogli la possibilità di sperimentare altri aspetti della propria personalità al di fuori del contesto familiare. Il gruppo dei coetanei può diventare un punto di riferimento fuori dalla famiglia.

Accettare un sostegno psicologico o una psicoterapia in adolescenza è particolarmente costoso a livello emotivo. È difficile coniugare l’esigenza di affermare la propria autonomia e indipendenza con l’affidarsi ad uno psicoterapeuta che appartiene proprio a quel mondo degli adulti da cui l’adolescente vuole affrancarsi.L’adolescenza è un momento evolutivo importante nella vita di un individuo e della sua famiglia, ma non è necessariamente problematico. I genitori devono porsi in un’ottica costruttiva verso le tematiche proposte dal giovane; è richiesta la disponibilità a lasciare vecchi equilibri familiari per trovarne nuovi, più consoni alle esigenze del “giovane adulto”.

​Tuttavia accade anche che situazioni contingenti o la natura dei legami familiari impediscano lo sviluppo del normale processo adolescenziale.

Lo psicoterapeuta può aiutare l’adolescente a comprendere e rimuovere eventuali blocchi emotivi o relazionali che limitano la sua vita emotiva, relazionale e sociale.

Psicoterapia dell’adulto

La Psicoterapia Psicoanalitica è consigliata nei casi in cui la persona vive un disagio psichico o psicofisico che limita la sua vita affettiva, relazionale o lavorativa. Il malessere può mostrarsi attraverso sintomi veri propri: attacchi di panico, fobie, dipendenze, disturbi alimentari, ansia, disturbi psicosomatici, stati depressivi e molti altri ancora. La terapia è utile anche per superare i momenti critici legati a passaggi importanti della vita: lutti, separazioni, malattie, cambiamenti lavorativi o sociali. Insomma in tutti quei frangenti in cui occorre perdere il vecchio equilibrio per crearne uno nuovo.

​La psicoterapia psicoanalitica offre la possibilità di narrare il proprio mondo interno e di recuperare, ampliare, sviluppare gli strumenti emotivi e mentali necessari per affrontare e metabolizzare i blocchi emotivi.

Il terapeuta mette a disposizione la propria attitudine all’ascolto emotivo affinché il paziente possa lasciar emergere le difficoltà interne o relazionali e, attraverso le possibilità trasformative del processo terapeutico, sviluppare gli strumenti che ampliano la capacità di pensare e di vivere le emozioni. La possibilità di cogliere altre prospettive, il recupero di aspetti della personalità perduti o sacrificati permettono l’apertura a “nuovi mondi possibili” e nuove strategie relazionali.

La terapia psicoanalitica offre l’opportunità di lavorare su tre registri: sul problema presentato dal paziente osservando relazioni e difficoltà attuali (vita relazionale, sociale, lavorativa), permette di esplorare le relazioni storiche (retroterra famigliare, socio-culturale) e sostiene l’immersione nel mondo dell’immaginario (fantasie, sogni, miti e leggende).

“La crescita psicologica implica l’espansione della capacità di vivere l’intera gamma delle esperienze emotive, gioie, lutti… Sognare la propria esperienza è farla diventare propria nel processo del sognarla, pensarla e sentirla. La continuità del proprio essere – il “ronzio” del sottofondo dell’essere vivi – è il “suono” continuo del proprio sognarsi nell’esistenza.”
Thomas H. Ogden (psicoanalista)

La psicoterapia psicoanalitica mira non solo all’attenuazione o scomparsa dei sintomi, ma anche a fare emergere le risorse e le capacità psicologiche latenti o poco sviluppate. Facilita lo sviluppo progressivo della capacità di vivere relazioni più appaganti, di scoprire e godere dei propri talenti, di mantenere un senso realistico della propria autostima, di tollerare un’ampia gamma di affetti, di raggiungere una maggiore soddisfazione nell’intimità relazionale e nella sessualità, di comprendere se stessi e gli altri nelle sfumature e in modo più sofisticato, e di fronteggiare i cambiamenti della vita con maggiore libertà e flessibilità.

L’avvio dell’analisi è preceduto da alcuni incontri di consultazione, che hanno lo scopo di iniziare a comprendere le origini del malessere e di individuare il tipo di percorso terapeutico più adatto. Il terapeuta e il paziente concordano l’organizzazione del percorso terapeutico (frequenza degli incontri, costo, gestione delle assenze e altro ancora).

Psicoterapia dell’anziano

L’anziano, come l’adulto, il giovane e il bambino può attraversare momenti difficili. Siccome, nei paesi occidentali, la prospettiva di vita negli ultimi sessant’anni si è notevolmente allungata, si avverte maggiormente l’esigenza di poter usufruire di cure psicoterapiche anche in età avanzata.

​L’invecchiamento può essere un processo passivo: tutti noi invecchiamo senza pensarci. Oppure si può invecchiare attivamente e in questo caso possiamo parlare del “lavoro dell’invecchiare”, come del lavoro del vivere, ovvero quel processo soggettivo del costruire la propria vita e la propria quotidianità, allora invecchiare non significa semplicemente avere più anni, ma anche in che modo si acquistano.

​Durante il “lavoro dell’invecchiare” la persona cerca di rivolgere lo sguardo sul percorso della propria vita interiore al fine di collocare la parte finale della propria esistenza.

Alcuni anziani, per esempio sistemano le fotografie più significative della loro vita, altri scrivono la loro biografia, alcuni mettono ordine ai propri beni o affari.

Talvolta la psicoterapia aiuta il vecchio a dare un significato all’insieme della propria esistenza, integrando nel presente il proprio passato, quello felice e quello doloroso, per preparare quello che resta del futuro.

“Difficile rinunciare al nostro posto senza averlo prima trovato, lasciare la vita senza prima sentire che l’abbiamo effettivamente vissuta, chiudere la storia della nostra vita interiore senza averla prima trasformata in una storia intera, che ci appartenga veramente”.
(Danielle Quinodoz)

Il desiderio di trovare coerenza nella propria vita assume un carattere di urgenza in età avanzata. Tuttavia questo desiderio può convivere con il suo opposto: evitare il percorso di insieme della propria vita per non essere costretti a riconoscere che questa ha una fine. Alcune persone rifiutano di invecchiare e le loro preoccupazioni, a volte, iniziano molto prima di essere vecchi.

Prendo in prestito le parole di Danielle Quinodoz per descrivere le possibilità della psicoterapia duranti gli anni della vecchiaia: “far percepire la scintilla che si accende dentro di noi quando entriamo in contatto con il sentimento di essere esattamente nel presente, con l’età che abbiamo, con la storia che è la nostra, con tutte le sue tenebre, le sue luci o i suoi momenti grigi, e cercando di non perdere nessuna delle caratteristiche che ci appartengono. È allora che il lavoro di invecchiare può acquisire un significato: invecchiare è forse l’occasione per scoprire come amarsi ed amare meglio.”