L’amicizia ieri, oggi e domani ovvero l’amicizia nelle diverse fasi della vita. Cambia nei modi in cui si esprime, nelle motivazioni apparenti, ma la sua funzione rimane sostanzialmente la stessa nel corso del tempo.
“Chi osserva un vero amico, osserva come un immagine di se stesso”
Cicerone – L’amicizia
A partire dalla prima infanzia la presenza di amici costituisce una delle componenti del percorso che porta uomini e donne a “individuarsi”. Per Jung, l’ individuazione è quello che ognuno di noi è chiamato a fare al fine di sviluppare la propria personalità individuale, differenziandosi dagli altri e diventando unico.
Attraverso il gioco il bambino condivide con l’amico un mondo immaginario e di fantasia. Il “far finta” insieme, sapendo bene di fingere, consente ai piccoli di provare emozioni autentiche. Si creano così le condizioni perché possano instaurarsi rapporti di fiducia e di intimità.
L’amicizia in adolescenza
Durante il periodo adolescenziale il rapporto con gli amici acquista valore nel processo di emancipazione dal mondo degli adulti, guardato talvolta con diffidenza e ostilità.
Durante l’adolescenza il gruppo di amici si espande, diventa ampio e non più elitario come invece avveniva durante l’infanzia, in cui ad emergere era solo ed esclusivamente l’amico del cuore; in adolescenza le persone con cui ci si confronta sono maggiori, così come le idee e gli interessi sviluppati da ragazzi e ragazze di questa età.
Le amicizie sbagliate e la mancanza di amici
Anche il rapporto amicale, come ogni altra relazione, può essere fonte di dolore. Per comprendere queste difficoltà occorre comprendere “come” e “perché” diventiamo amici.
“Il signor Goljadkin aveva perfettamente riconosciuto il suo amico notturno. L’amico notturno non era altro che lui stesso…il suo doppio, sotto tutti gli aspetti.
F. Dostoevskij – Il Sosia
Dostoevskij narra come l’amicizia può diventare il terreno di confronto con il proprio “doppio”, ovvero il confronto con le parti oscure di sé. Nel racconto – Il passato è una terra straniera – Gianrico Carofiglio narra i turbamenti che vive il giovane protagonista Giorgio nell’amicizia con Francesco. Il suo alter ego, il compagno di fantasie, di desideri obliqui e riprovevoli. Ne rimane sconvolto, ma non soccombe e ritrova se stesso.
Accade inoltre, con maggior frequenza tra le ragazze, che si instaurino rapporti amicali di tipo simbiotico: “amiche per la pelle”. Relazioni esclusive, che si rivelano presto ostacolo per altre esperienze. Oppure la situazione opposta, ovvero la sindrome del guscio. Questa è costituita da una doppia attitudine: quella di costruirsi una scorza e chiudersi dentro, abbozzolarsi. Le conseguenze sono immaginabili: riduzione dei rapporti. Il restringimento delle opportunità relazionali vengono indirizzate a un unico fine: il perseguimento di interessi circoscritti e legati al momento. A quest’ultima categoria appartengono molte delle dipendenze dalle nuove tecnologie, ma anche l’involutivo isolamento sociale di alcuni adulti e anziani.
“L’amicizia è destinata a seguire le sorti dell’amore: entrambi non vanno al di là dell’incontro dell’io con se stesso.”
Antonio Lambertino – Il concetto di amicizia nella storia della cultura europea
L’amicizia in età adulta e durante la vecchiaia
Negli anni della maturità e della vecchiaia l’amicizia può accompagnare l’esistenza con maggiore consapevolezza. Superati i bisogni fusionali, l’amicizia in età adulta richiede di essere coltivata. Occorre riconoscere le differenti forme amicali e, come se fossero differenti specie botaniche, curarle in base alle differenti esigenze. Gli amici o le amiche non sono tutti uguali, anche se forse il nostro bisogno di amicizia si manifesta sempre allo stesso modo. È importante, quindi riconoscere le necessità di ogni singola amicizia e accompagnarla nel suo sviluppo. Questo è il compito della maturità nella vita quotidiana: riconoscere i propri bisogni e le proprie illusioni al fine di fare spazio anche ai bisogni della relazione e dell’altro. Questo è l’esercizio consapevole dell’amicizia.
“L’amicizia non si cerca, non si sogna, non si desidera; si esercita (è una virtù).”
Simone Weil – Quaderni Vol. 1