Ogni anno si discute se sia utile o meno assegnare i compiti per le vacanze, ma quest’anno il dibattito è ancora più acceso. Questo perché i programmi annuali della maggior parte delle scuole hanno subito significativi tagli e cambiamenti a causa della chiusura degli istituti in seguito alla pandemia del covid19. Di conseguenza molti insegnati e genitori sono preoccupati dei “buchi” nella preparazione di bambini e ragazzi e pensano di recuperare, almeno in parte, lavorando attraverso i compiti delle vacanze.
A cosa servono le vacanze?
Ritengo che sia importate comprendere il ruolo che la vacanza può svolgere all’interno del sistema scolastico e pedagogico. In questo può aiutarci l’etimologia. Vacatio significa “esenzione”, “essere liberi”. La vacanza può quindi essere intesa come una “liberazione” dall’apprendimento spesso nozionistico e mnemonico, anch’esso utile a tempo debito, che caratterizzano la normale abitudine scolastica.
“Un punto di partenza del genere implica che l’insegnante non abbia per scopo, anzitutto, il trasferimento di un sapere, bensì la trasmissione del desiderio-di-sapere. Non la conoscenza, ma i perchè del conoscere; non solo nozioni, ma anzitutto strumenti critici; non cose da imparare, ma il modo per impararle; non risposte, ma la capacità di porre domande; non il sapere appunto, ma l’amore per la conoscenza: filo-sofia.
Cesare Catà
Questa citazione è tratta dal libretto intitolato Sognate la vostra vita. Compiti per l’estate. Cesare Catà offre interessanti spunti non solo per gli insegnati, ma anche, anzi soprattutto per i genitori, principali educatori dei loro figli. L’etimologia può esserci nuovamente d’aiuto. Educare deriva da Ex -duco: conduco fuori qualcosa, traggo qualcosa dall’interno per portarlo fuori. Ciò che si deve insegnare è già presente nel bambino e compito dell’educatore è rendere attuale quel potenziale. Quindi oltre i compiti per le vacanze per recuperare i “buchi” causati dalla chiusura delle scuole, potremmo pensare alle vacanze come spazio creativo per “diventare” se stessi.
Che belle parole
se si potesse scrivere
con un raggio di sole.
Che parole d’argento
se si potesse scrivere
con un filo di vento.
Ma in fondo al calamaio
c’è un tesoro nascosto
e chi lo pesca scriverà parole d’oro
col più nero inchiostro
Gianni Rodari