Separazione dei genitori ed età dei figli.
La reazione dei bambini alla separazione dei genitori dipende da diversi fattori. È importante sottolineare che ogni fase di crescita prevede lo sviluppo di competenze cognitive, emotive e psicologiche differenti che, insieme alle caratteristiche individuali del figlio, condizionano la reazione alla separazione. Una giovane mamma mi ha chiesto:
“Siccome il mio bambino è molto piccolo, e non può ricordare, soffre meno la separazione?”
È evidente che un bambino di un anno non può ricordare, nel senso comune del termine, i momenti trascorsi insieme ad entrambi i genitori e quindi nemmeno la loro separazione. Il ricordo non può consolidarsi perché non sono ancora sviluppate le strutture cerebrali deputate all’immagazzinamento di questo tipo di ricordo. Sono però già presenti le strutture cerebrali sottocorticali che permettono di vivere le emozioni legate alle esperienze. Se la mamma (o più in generale la persona che si occupa principalmente del piccolo) vive l’abbondono del compagno, è attraversata da sentimenti tristi o da stati depressivi, i momenti in cui deve occuparsi del suo bambino risentiranno probabilmente di questa condizione. Piccoli gesti segnalano l’umore: un sorriso mancato, un leggero ritardo nel comprendere le richieste del lattante. Il figlio percepisce questi mancati momenti di sincronicità con la madre e il suo disagio può essere più o meno intenso; solitamente il pianto è il segnale del malessere, ma talvolta insorgono anche lievi disturbi del sonno, alimentari o digestivi. Leggeri sintomi che spesso passano con il trascorrere del tempo, ma lasciano una traccia emotiva e quindi cerebrale, senza alcun ricordo cosciente. In questa situazione è importante che la mamma venga aiutata a superare il dolore della separazione, spesso sono le figure affettive più vicine (genitori, fratelli, sorelle o amici) che sostengono e permettono il superamento della separazione; talvolta invece è necessario l’intervento di figure specializzate. L’importante è che la traccia di memoria non venga consolidata, ovvero che il bambino non continui a vivere queste micro rotture della sintonia emotiva madre-bambino, ma che rimangano legate ad un breve periodo per poi essere affiancate a esperienze di piacere, gioia e intesa emotiva.
Come devono comportarsi i genitori che si separano per aiutare i figli?
In psicoanalisi il contenimento è la capacità della madre, o della principale figura che si occupa del bambino (il contenitore), di recepire e interpretare i messaggi del bambino e comprendere l’origine delle sue paure, angosce e sensazioni fisiche confuse (i contenuti). Grazie alla sua attenzione e disponibilità ad entrare in contatto con le emozioni dolorose o violente del bambino, la madre le trasforma in esperienze sostenibili, ovvero in contenuti mentali digeribili per il figlio. Possiamo metaforicamente pensare alle madri delle tribù primitive in Africa che svezzavano i loro bambini masticando il cibo prima di imboccarli. La saliva e la masticazione producevano una pre-digestione dell’alimento rendendolo più adatto al sistema digestivo ancora immaturo del piccolo. Lo stato mentale che permette alla mamma di svolgere questa funzione “pre-digestiva delle emozioni” è caratterizzato da sensibilità ed empatia. Il bambino farà propria, questa capacità (funzione) materna di pensare e tollerare mentalmente la propria esperienza e diventerà un adulto capace di ascoltare, interpretare autonomamente le proprie emozioni utilizzandole come carburante per la propria vita. È importante sapere che le competenze cognitive ed emotive legate allo sviluppo psico-fisico del bambino/adolescente si intrecciano con l’ambiente emotivo in cui si sviluppano. È fondamentale che i genitori si preoccupino di ascoltare le emozioni che circolano e di sviluppare una relazione di ascolto capace di comprendere lo stato affettivo proprio e del figlio. Un compito importante dei genitori è quello di essere un affidabile “contenitore” per il bambino.
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