Autore: Carla Muschio
Editore: Borla
Anno: 2015
La cantina di Isabella è la storia di una bambina curiosa e coraggiosa. E una favola che i bambini possono leggere da soli, ma anche insieme ai genitori condividendo non solo il piacevole momento dedicato alla lettura, ma anche l’immergersi in “altri luoghi” della mente, ovvero quelle aree ove è più semplice vedere le evoluzioni emotive.
“Nessuno aveva mai detto a Isabella di non giocare in cantina.
-Quello che non è vietato vuol dire che è permesso, – aveva pensato lei girando la chiave che fermava dall’interno della casa la porta verso la cantina. Era in un angolo del corridoio del pianterreno, ma non quello bello, dove si appendevano i cappotti entrando in casa e dove su un tavolino basso, c’era sempre un mazzo di fiori. La porta della cantina era nell’altro corridoio, quello di servizio, il corridoio da cui si usciva verso il retro della casa, dove c’era l’orto. Da lì la mamma e il papà passavano raramente. Lì comandava Rosina, la donna che cucinava e faceva le faccende di casa. Comandava alle pentole, ai bambini, alle galline e anche a Luigi, l’uomo di fatica. Nel resto della casa si veniva sgridati se si lasciava qualcosa in giro, ma lei Rosina, in questo corridoio ne lasciava di cose! …”
L’incipit di questa favola mi ha riportato alla mente una giovane paziente, curiosa, coraggiosa e determinata come Isabella. Poco dopo avere iniziato la psicoterapia mi racconta questo sogno.
“Sono a casa di mia nonna materna, lei vive al piano superiore mentre a pian terreno vivono gli altri nonni cioè quelli paterni. Mio zio Roberto mi mostra una scala che scende nei sotterai. Io non mi ero mai accorta che ci fosse quella scala, dall’esterno non si poteva vederla. Decido di accogliere l’invito dello zio e scendo le scale, in fondo vedo una ribaltina. Mi avvicino, la apro e dentro trovo i giochi della mia infanzia a me più cari. Stupita mi dico – Allora è questa la vera ribaltina non quella che è al piano di sopra! “
Per Isabella come per la mia paziente la possibilità di esplorare attraverso la porta o attraverso le scale “altri mondi” è stata possibile grazie alla loro forza, anche grazie alla presenza di figure benevole. Di Rosina abbiamo già parlato poc’anzi. Lo zio Roberto è un uomo di 50 anni affetto dalla sindrome di down e che ha accompagnato l’infanzia e l’adolescenza della mia paziente; è per lei una figura calda e accogliente, ma soprattutto capace di “vedere le cose da un’altra prospettiva”.
Non è importante sapere cosa c’è oltre la porta o dentro la ribaltina, è importante avere la possibilità di esplorare territori nuovi, sconosciuti oppure di riuscire a scorgere prospettive differenti, come sottolineava la mia paziente dicendo di avere visto la scala grazie all’indicazione dello zio.
La psicoterapia del bambino e la consultazione genitoriale oggi non sono solo analisi dei problemi, dei conflitti o delle carenze, ma è l’opportunità di ampliare, raffinare, costruire l’attrezzatura mentale per “pensare i pensieri” e quindi ottenere gli strumenti per affrontare le difficoltà dello sviluppo emotivo e psichico.
Finisco con una citazione di Antonino Ferro (psicoanalista) tratta dall’introduzione dello stesso libro.
“Ma cosa farà da grande Isabella? Questo sì che vorrei chiedermelo. E vedrei Isabella, curiosa, indomita che si aggira per il mondo, o uno dei tanti mondi possibili, quello geografico, quello della letteratura, quello impercettibilmente piccolo della fisica delle particelle o quello estremamente grande dell’astrofisica, biologa, antropologa…, scrittrice, poco importa; sono tutte queste, vesti intercambiabili del – fatti non fosti a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza -“.